Distorsioni del marketing comportamentale
La profilazione dei clienti e il rispetto della privacy sono due elementi visti come l’uno l’opposto dell’altro. Ed effettivamente esistono nell’applicazione del marketing comportamnetale delle pratiche commerciali scorrette, che stanno minando seriamente la correttezza dell’informazione pubblicitaria.
In teoria gli strumenti di marketing devono essere sviluppati per creare un equilibrio tra le necessità del business e quelle dei consumatori. Questo significa due cose: rispettare il diritto degli utenti di controllare le loro informazioni pubbliche e proteggerli contro gli abusi delle loro informazioni, riducendo i rischi di una targetizzazione eccessiva.
Targhettizzazione e profilazione come elemento fondante del web marketing
La targhettizzazione e la profilazione dei clienti sono una parte imprescindibile dell’ecosistema del marketing: entrambi sono strettamente legati a una serie di applicazioni di marketing e di piattaforme che sono strutturate per raccogliere e organizzare le informazioni, in modo da creare una comunicazione che possa influenzare le decisioni dei consumatori e raccogliere ulteriori informazioni sul loro comportamento.
Le tecniche conosciute come neuromarketing o i Rich Media immersivi sono tutti strumenti imprescindibili per qualsiasi azienda. Anche il targeting basato sul comportamento coinvolge una serie di tecnologie per ottenere e organizzare i dati che rivelano le abitudini dei consumatori.
Nulla di tutto ciò può essere visto in maniera isolata, ma deve essere puntualmente correlato con i dati a disposizione.
Al momento i consumatori hanno un controllo limitato su questo complesso ecosistema e non sono consapevoli di tutte le tecniche che vengono utilizzate per monitorarli, specialmente nel momento in cui queste tecniche non sono sufficientemente trasparenti. Quando si naviga su internet i dati dei consumatori sono registrati a differenti livelli: dai Service provider, dai web browser, dal mail scanning, dagli investitori pubblicitari, dalle compagnie di marketing di affiliazione, dalle piattaforme di social network, dalle agenzie che offrono pubblicità e da aziende che raccolgono dati.
Tutti questi livelli sono connessi sempre più e l’aumento dei dati a disposizione di questo tipo di aziende sta crescendo esponenzialmente nel corso degli ultimi anni.
L’impatto di tutti questi livelli sul controllo delle informazioni dei consumatori e la loro necessità di proteggere i loro dati è ormai una priorità del mondo internet. Come è stato sottolineato dalla Commissione Privacy dell’Unione Europea, i dati personali sono il nuovo “petrolio” di internet e la nuova moneta digitale del mondo. Internet non è assolutamente gratuito. I dati dei consumatori stanno diventando un bene di grandissimo valore.
Per esempio, le figure professionali che sono in grado di creare delle campagne pubblicitarie basate sul comportamento, vengono pagate sei volte di più rispetto ai vecchi professionisti, in grado solamente di vendere tradizionali spazi pubblicitari su internet. Si tratta addirittura di un business totalmente autonomo: sono i broker di dati on-line e altre compagnie che pubblicizzano in maniera palese la loro attività. Vendere i dati dei consumatori.
Una profilazione senza controllo
Le tecniche di targeting e di profilazione degli utenti non sono solamente un pericolo per i consumatori, possono portare al mercato dei benefici, se adeguatamente organizzate nel rispetto della privacy. Ma la gran parte dei consumatori, nel momento in cui naviga su internet, non si rende conto della quantità di informazioni che vengono collezionate su di loro.
Anche se alcune persone riescono a capire che le loro informazioni vengono trattate per mostrargli delle pubblicità contestuali, spesso non realizzano la quantità di opzioni a disposizione delle aziende specializzate e non riescono a comprendere come i dati possano essere venduti in un mercato enorme.
I consumatori spesso non controllano la quantità di dati che viene collezionata e non sanno a chi verranno passati e sotto quali legge verranno trattati. E la targetizzazione ha degli aspetti molto rischiosi. Da un altro punto di vista, c’è il rischio che alcune aziende che monopolizzano la raccolta e la gestione dei dati possono avere un controllo significativo sulla diffusione della pubblicità on-line. Il rischio è che possano abusare della loro posizione imponendo dei prezzi dispari, tendenzialmente maggiori per coloro che fanno pubblicità e minori per i siti o le piattaforme che ospitano gli annunci.
I consumatori europei sono piuttosto preoccupati riguardo la protezione dei dati e i pericoli per la privacy. Secondo l’ultimo sondaggio dell’Eurobarometro, l’82% dei partecipanti pensa che la gestione dei dati su internet non sia sufficientemente sicura e molti ammettono di non avere alcuna familiarità con strumenti o tecnologie che potrebbero aiutarli a limitare la raccolta di dati personali durante la loro esperienza su internet.
La condivisione dei loro dati per scopi commerciali viene vista spesso come una costrizione piuttosto che una reale scelta del consumatore. Al momento attuale, i consumatori si trovano in una situazione di debolezza. Anche se è teoricamente possibile limitare l’utilizzo dei loro dati o addirittura impedire che le loro informazioni vengano collezionate lo scotto da pagare si traduce molto spesso in una significativa impossibilità di utilizzare i servizi fondamentali di internet, il che si tramuta in una mancanza di scelta e reale libertà durante la navigazione.
Moltissimi fornitori di servizi consentono ai consumatori di utilizzare e di beneficiare delle loro opzioni solo dietro la completa accettazione dei loro contratti con l’utente finale, i quali spesso sono un totale lasciapassare per l’utilizzo dei loro dati.
Le possibili distorsioni della profilazione
Un punto di pericolo riguarda l’advertising comportamentale: si tratta di una branca che ha un impatto importante sui consumatori e sulle loro abitudini. Degli studi recenti dimostrano come la combinazione di pubblicità contestuali e comportamentali possono aumentare l’intenzione di acquisto e la riconoscibilità del marchio fra i consumatori fino ad oltre il 70%. Queste tecniche possono arrivare a frontiere decisamente preoccupanti : in particolare esistono delle pratiche che offrono prodotti basati su una profilazione di tipo psicologico.
Si tratta dell’utilizzo delle neuroscienze per il marketing on-line, attività che dovrebbe essere monitorata da un punto di vista etico.
Anche una eccessiva profilazione comportamentale può creare delle asimmetrie tra coloro che sono minimamente consapevoli di queste tecniche e chi naviga su internet senza esserne minimamente a conoscenza. Il consumatore si trova in una posizione di debolezza, dal momento che non ha la minima padronanza degli approcci utilizzati dalle aziende specializzate.
In alcune circostanze l’advertising comportamentale potrebbe addirittura essere qualificato come stressante: le aziende conoscono molto dei loro consumatori, anche le informazioni che questi non sono intenzionati a condividere, e attraverso campagne particolarmente aggressive possono mettere una notevole pressione psicologica nei confronti dei consumatori.
Dal lato opposto, la selezione degli annunci pubblicitari potrebbe impedire la visualizzazione di pubblicità e ridurre la richiesta da parte di alcuni consumatori, modificando in maniera importante il mercato.
Un altro pericolo per la trasparenza è dato dai cosiddetti “Advertorial”: si tratta di contenuti editoriali ma con intenzioni commerciali, che dovrebbero essere chiaramente indicate come pubblicità nei confronti degli utenti. Se questo non avviene, potrebbero essere considerati come pratiche commerciali scorrette. Ad esempio, la creazione di blog riguardo a svariati argomenti, ma che in realtà sono commissionati da aziende guidate da finalità commerciali, dovrebbero essere considerate pubblicità ingannevoli, nel momento in cui non vi sono sufficienti strumenti per rendersi conto della reale volontà di chi sta dietro quella piattaforma.
Un ultimo pericolo riguarda la personalizzazione dei prezzi: le tecnologie di profilazione consentono di segmentare il mercato, tanto da poter avere addirittura degli effetti indesiderati. Le compagnie di oggi sono capaci, attraverso strumenti di profilazione, di discriminare tra potenziali clienti, offrendo lo stesso prodotto a prezzi differenti, a seconda dell’utente collegato su internet.
Pratiche del genere sono già in corso sulla rete: ad esempio, alcuni siti che vendono materiale fotografico, offrono prezzi differenti della stessa videocamera digitale a seconda delle abitudini di navigazione dell’utente ed i suoi acquisti precedenti. Questo significa creare delle discriminazioni tra gli utenti e modificare in maniera importante la libertà di valutazione e di scelta durante il processo decisionale di acquisto.
- Pubblicato il Studi
Cos’è e come gestire la web reputation
La gestione della reputazione on-line è stata a lungo un argomento di conversazione e di preoccupazione per tutti i proprietari di aziende, ma gli ultimi studi commissionati da TripAdvisor hanno dimostrato quanto velocemente questo settore abbia raggiunto un importanza fondamentale.
Un report del 2018 si è basato sull’identificazione di tendenze chiave del settore: tutti gli intervistati hanno confermato di essere consapevoli di quanto sia importante avere una immagine on-line positiva e della loro preoccupazione circa le interazioni digitali con i clienti, attuali e potenziali. In particolare il 97% ha affermato che la gestione della reputazione on-line è considerata fondamentale per la propria attività.
Ma questi trend non sono riservati solo alle aziende di viaggi o alle strutture ricettive. Gli acquirenti di tutti i settori, compresi i clienti B2B, utilizzano ormai i contenuti digitali e la ricerca on-line per prendere decisioni sui loro acquisti. Anche le startup in cerca di investimenti devono preoccuparsi di quello che gli investitori potrebbero trovare on-line sul loro conto. Per tutti i piccoli e medi imprenditori che desiderano assumere il controllo della propria presenza on-line ecco alcune linee guida che sono valide per tutti i settori
Esegui un controllo approfondito della tua reputazione on-line
Cosa trovano i clienti quando cercano la tua azienda su Google? in una situazione ideale, dovrebbero trovare un elenco pulito di notizie e profili positivi sulla tua attività. In caso contrario, una prima impressione scadente o dubbiosa potrebbe essere la ragione per cui il numero dei tuoi clienti comincia a calare nel corso del tempo. In effetti, secondo gli studi, le aziende rischiano di perdere fino al 22% del loro business se i potenziali clienti trovano anche un solo articolo negativo nella prima pagina dei risultati di ricerca, mentre 3 articoli negativi possono far salire la percentuale al 59,2%.
Per quanto preoccupanti, gli articoli negativi non sono l’unico fattore di rischio di cui un imprenditore dovrebbe occuparsi. Altri problemi possono riguardare incongruenze o Call to action confuse nella propria identità digitale. Le risorse web relative all’azienda e le informazioni sono attive, pertinenti e aggiornate? esistono vecchi tweet o immagini dimenticate da qualcuno del proprio team che potrebbero essere estrapolate dal contesto e ledere la tua reputazione?
È possibile eseguire una prima parte di questo controllo manualmente, analizzando i risultati di ricerca, le immagini e i vecchi post sui social media o cercare un aiuto professionale, attraverso dei programmi che analizzino tutte le menzioni su internet e siano in grado di eseguire una correlazione efficiente.
Ottimizza le recensioni on-line
Internet abbonda di piattaforme di revisione, disponibili in tutte le forme e dimensioni, che sono importanti per tutte le comunità digitali. Google Business, TripAdvisor, Trustpilot sono le principali piattaforme che secondo gli studi possono influire sulle vendite on-line. Esistono anche dei siti specifici per ogni settore, che consentono di rilasciare delle recensioni strettamente correlate alla qualità del servizio offerto.
I vantaggi di un profilo attivo e con feedback positivi sono evidenti: l’84% delle persone si fida delle recensioni on-line, tanto quanto una raccomandazione personale fatta da un amico. Sfortunatamente chi lascia delle recensioni on-line è prevalentemente una persona insoddisfatta: non è raro che un ristorante con centinaia di clienti abbia un numero minore di recensioni positive e un numero significativamente maggiore di persone che si attivano per criticare il servizio offerto o per lamentare una mancanza.
Difendersi da pregiudizi che possono nascere da recensioni negative on-line è assolutamente possibile, ma richiede pazienza e delle tecniche adeguate alla propria azienda. Il primo passo è estremamente semplice: dimostrare la proprietà della propria attività su internet e prendere il controllo dei propri profili prima che lo facciano gli utenti autonomamente.
È un processo di verifica che segue passi precisi, con cui si dimostra di rappresentare l’azienda di cui si rivendica la gestione. Se non è stato ancora fatto, si sta perdendo una preziosa opportunità di ottimizzare le informazioni aziendali nella maniera più accurata possibile e rispondere alle recensioni on-line ottenendo un minimo controllo sulla propria reputazione digitale.
Pubblica dei contenuti che i clienti apprezzino
Durante gli ultimi studi, quando è stato chiesto ai responsabili delle decisioni aziendali perché hanno selezionato un particolare fornitore, il 75% ha affermato che a convincerli erano stati i contenuti di qualità e originali che hanno avuto un impatto significativo sulla decisione di acquisto. Tutti gli acquirenti di tutti i settori utilizzano ormai i contenuti digitali per informarsi e definire i propri acquisti. Le aziende, senza una forte strategia per la produzione di contenuti digitali, rischiano di perdere la consapevolezza di cosa vogliono gli acquirenti e, in ultima analisi, opportunità di vendita.
I clienti troveranno molto facilmente risposte alle loro domande altrove e dunque sposteranno il loro business da un’altra parte. Non esiste un modo giusto e universale per produrre contenuti digitali: l’unica regola aurea è quella di non creare una serie di contenuti autoreferenziali, che si concentrino solamente sulla storia o sulla efficienza dell’azienda. Quello che è veramente importante è creare dei contenuti originali e dall’alto valore, adatti ai propri clienti.
Nello specifico, alcuni apprezzano maggiormente i White Paper e Webinar, mentre altri preferiscono dei Case History o dei post sul blog, alcuni marchi vendono meglio creando dei contenuti che possano intrattenere e incuriosire, mentre altri devono mantenere un profilo più alto, informativo ed istituzionale. Il segreto sta nel provare diversi stili, supportati e guidati dai dati affinchè facciano da guida per tutto il processo.
Una gestione nuova e integrata dei social media
Un’azienda che non sia presente sui social media in maniera efficace è spesso motivo di preoccupazione per i clienti, che vedono un attività rimasta indietro e che non gli consente di svolgere un’adeguata valutazione.
Ma un gruppo ben gestito di profili sui social media, al contrario, mette in mostra il meglio che l’azienda ha da offrire, mettendo in risalto la cultura, la personalità dell’azienda, le notizie e gli aggiornamenti del settore, oltre che i contenuti di maggior valore per l’impresa. Questo consente anche di sviluppare dei rapporti diretti, individuando il vantaggio competitivo che convince i nostri clienti ad acquistare.
Una buona idea è quella di registrare il marchio della propria azienda sul maggior numero possibile di canali di social media per evitare che altri possano prenderne il controllo: anche le piattaforme che oggi sembrano marginali, domani potrebbero essere fondamentali, come fu Facebook all’inizio.
Questo non significa che sia necessario essere attivi su centinaia di canali diversi: nel corso del tempo bisognerà selezionare i social network che in quel momento permettono la maggiore interazione e il miglior engagement, e adottare un approccio integrato con la propria strategia dei contenuti. Bisogna provare le diverse piattaforme, realizzare dei contenuti il più possibile originali e perfezionare il processo, mano mano che si ottiene una quantità sempre maggiore di dati e statistiche.
Curare la reputazione di dirigenti e dipendenti
Cosa hanno in comune i potenziali clienti, gli investitori e dipendenti?
Sono persone, che tendono a prendersi cura della propria immagine.
A seconda del marchio, l’amministratore delegato e i dirigenti chiave possono essere sottoposti ad analisi, tanto quanto il marchio, se non di più. I dirigenti stimano che il 44% del valore di mercato di un’azienda si attribuibile alla reputazione del proprio amministratore delegato e non solamente dei propri prodotti. Vale quindi la pena di controllare l’identità digitale dei propri dirigenti, così come dei propri futuri partner commerciali, dipendenti e clienti.
Un primissimo intervento: se i risultati della ricerca sulle esperienze lavorative dei nostri dirigenti evidenziano solamente dei lavori parziali, o non sono aggiornate, è necessario produrre dei nuovi contenuti, che leghino la posizione di dirigenti e dipendenti alla tua azienda attuale. Molto spesso è possibile che i dirigenti oppongano alcune iniziali resistenze alla gestione della propria immagine personale, che potrebbero considerare diversa da quella aziendale, ma è necessario portare la reputazione on-line a un nuovo livello.
L’ottimale è realizzare un vero e proprio lavoro di networking con i colleghi e tenere delle riunioni con i principali collaboratori per creare un’immagine finale e globale, efficiente e coerente con i valori del marchio.
Accettare e superare il disagio nella gestione della reputazione
Nella gestire la reputazione esiste una sensazione di disagio di fondo. E’ un tema abbastanza comune, in quanto la gestione della reputazione on-line significa mettere in gioco e anche in discussione la propria personalità e professionalità. Le recensioni negative possono essere completamente ingiuste, i risultati delle ricerche possono cambiare in maniera repentina e una crisi reputazionale può comparire senza alcun preavviso.
Il fatto che la reputazione on-line di un marchio non sia mai completamente controllabile e gestibile rende questa lavoro estremamente prezioso. E’ per questo che il 97% degli Imprenditori ritiene che la reputazione on-line se oggi una priorità assoluta in azienda. Ma solo perché alcune cose sono fuori dal nostro controllo, non significa che tutto sia incontrollabile.
Le aziende possono e devono utilizzare gli strumenti a loro disposizione, e quelli che scopriranno in futuro, per gestire la reputazione on-line e minimizzare i rischi.
- Pubblicato il Studi
Intelligenza artificiale per ottimizzare il Marketing
L’intelligenza artificiale è una tecnologia di elaborazione di dati: grandi quantità di informazioni vengono tradotte dal programma in risposte utili e semplici. Ma la grande differenza con altri software, è che la learning machine è capace di imparare: in base alle “esperienze” fatte il programma si modifica autonomamente per migliorare l’efficienza.
Questa tecnologia ha portato a grandi cambiamenti nell’utilizzo dei dati, soprattutto nell’ambiente ultracompetitivo del marketing.
Le maggiori aziende fanno già uso di tecnologie di analisi dei dati per prendere decisioni più efficaci nei campi del marketing, delle vendite e della personalizzazione dell’offerta.
Per le piccole o nuove aziende, infatti, l’utilizzo di strumenti informatici si è dimostrato un mezzo efficace per staccare la concorrenza e assicurarsi una crescita redditizia.
Per questo le compagnie SaaS (software-as-a-service), i produttori di intelligenze artificiali, stanno cercando nuovi metodi per aumentare l’efficienza del marketing mantenendo i costi del servizio accessibili al cliente.
Ogni azienda ha bisogno di poter contare su entrate prevedibili e stabili, nel caso di grandi aziende, e su guadagni reinvestibili nella crescita e nello sviluppo, soprattutto nelle aziende più recenti.
Per garantire una crescita redditizia il marketing deve poter raggiungere con meno costi clienti con alta probabilità d’acquisto.
Per farlo questo, l’unica possibilità è un utilizzo più accurato, più intelligente e più risolutivo dei dati a disposizione, in modo da cogliere la migliore opportunità offerta dal mercato.
L’intelligenza artificiale è lo strumento giusto: esamina i dati, riconosce modelli di vendita e traduce i dati in consigli utili per il marketing aiutando l’imprenditore nella vendita .
Come funziona una learning machine?
Le capacità di apprendimento dell’intelligenza artificiale si sviluppa in tre semplici passaggi: analisi dei dati, riconoscimento di modelli di comportamento ed elaborazione di una risposta utile.
Per funzionare l’intelligenza artificiale richiede un raccolta di dati utili, ad esempio il più ampio storico delle transazioni dell’azienda, e un operatore che imposti il settaggio specifico allo scopo desiderato.
A quel punto l’algoritmo riconoscerà degli schemi nascosti nei dati, cioè modelli di comportamento che possono riguardare l’azienda, il mercato come il cliente specifico.
Il software apprende sempre nuove strutture e autonomamente corregge e migliora la propria risposta finale.
La capacità di apprendimento delle IA permette infatti di esaminare sempre più precisamente i dati e di fornire soluzioni sempre più efficaci.
Unendo ai dati interni all’azienda – ad es. la cronologia delle attività di vendita o di marketing – dei dati esterni – ad es. demografia, pattern economici, statistiche sociologiche – il software rafforza la sua capacità di offrire risposte con un reale impatto sul mercato.
Vantaggi degli strumenti di analisi intelligenti
I servizi delle aziende SaaS scovano nei dati correlazioni e segnali che sfuggono all’uomo che aiutano l’imprenditore a creare strategie nuove e innovative.
L’intelligenza artificiale può prevedere le conseguenze che determinate scelte di marketing possono avere sull’attività dell’azienda. Inoltre può costruire scenari in cui poter simulare nuove strategie.
Rispetto all’intelligenza umana, quella artificiale ha una capacità di calcolo estremamente maggiore. Capacità che gli permette di utilizzare un insieme maggiore di dati e di analizzarli più rapidamente ottenendo risultati umanamente irrealizzabili.
Il software ha accesso ad enormi quantità di dati. Questo permette di riconoscere più facilmente i modelli di comportamento. Sulla base di queste conoscenze e di simulazioni virtuali la IA propone scelte o decisioni più sicure guidate dai dati.
L’essere umano ha quindi a disposizione uno strumento di altissima efficienza che potenzia le sue intuizioni sostenendolo nella loro realizzazione.
Inoltre l’intelligenza artificiale può imparare: maggiori sono il numero di dati e il tempo di analisi e maggiore sarà l’efficienza della risposta. Ciò significa che chi implementa prima queste tecnologie sarà, nel breve e nel lungo periodo, fortemente avvantaggiato rispetto alla concorrenza.
Le maggiori aziende fanno già fruttuoso uso di questi strumenti per il loro business, maa nche le piccole aziende possono usufruirne assicurandosi uno spazio all’interno di mercati già affollati.
Aree di applicazione della IA
Marketing
Misurare l’efficienza degli investimenti nel marketing e ricercare nuove piste e contatti sono le maggiori difficoltà di chi deve prendere decisioni.
L’intelligenza artificiale può calcolare il ritorno del tuo investimento (ROI) aiutando l’imprenditore a scegliere dove e come usare i propri fondi.
Inoltre la learning machine migliora la presenza digitale della propria azienda e l’opinione nei confronti dell’azienda sui social media. Ma non solo: aumentare la stima e la fiducia dei clienti verso l’azienda fa crescere la fidelizzazione e apre a nuovi contatti.
Per fare un esempio: l’intelligenza artificiale può individuare quelle risorse investite con scarso ritorno nel marketing e proporre possibilità di investimento con migliore ROI. Senza aumentare il budget la IA trova il miglior modo per ottenere la maggiore visibilità possibile.
Allo stesso modo, l’IA può riconoscere possibili nuovi clienti per l’azienda: esaminando i movimenti tra azienda e clienti può scovare quelli di più alta qualità e concentrare l’attività su di loro, evitando di disperdere risorse.
Semplicemente reindirizzando le priorità, cioè senza aumentare i costi, l’intelligenza artificiale indica con alta accuratezza dove investire per cogliere le opportunità migliori offerte dal mercato.
Vendita
La machine learning offre anche servizi utili alla vendita: ottimizza i tempi di risposta e propone correlazioni tra prodotti ritagliati sul cliente.
Inoltre è possibile prevedere i comportamenti del mercato e dei clienti analizzando la frequenza, la modalità o il tempo di utilizzo del tuo prodotto. Questo permette di migliorare il prodotto e fidelizzare i propri clienti.
Non ultima la possibilità di ottimizzare le proprie politiche di prezzo: per quanto riguarda un antico strumento di vendita, gli sconti, non è detto che clienti simili abbiano richieste simili.
La machine learning, unendo tendenze di mercato con cronologie di vendita dell’azienda, scopre modelli che indicano come e quando applicare sconti (personalizzati sul singolo cliente) per concludere importanti contratti.
L’intelligenza artificiale segnala quindi le situazioni favorevoli alla vendita e all’acquisizione di nuovi clienti massimizzando l’efficienza degli investimenti ed evitando la dispersione di energie.
Soddisfazione del cliente
L’intelligenza artificiale può calcolare la probabilità di perdita del cliente, può proporre correzioni preventive e può indicare tattiche di rinnovamento di acquisto efficaci. Questi servizi migliorano sensibilmente il rapporto tra azienda e cliente anticipando e correggendo possibili future situazioni dannose per l’attività.
La fidelizzazione e il rinnovo di contratti formano il presupposto per la crescita dell’azienda. Quando però il cliente con cui si è concluso un contratto non può rispettarlo, l’azienda subisce gravi danni economici.
I servizi delle aziende SaaS offrono analisi capaci di predire con largo anticipo la probabilità di fallimento o di abbandono dei propri clienti.
La modalità d’uso del prodotto, l’attività del cliente e altri fattori risultano essere potenziali segnali che, se correttamente rilevati, evitano scomodi imprevisti e aiutano nella progettazione del proprio business.
Come usare l’intelligenza artificiale in azienda?
Ci sono dei consigli utili facilmente adottabili che, se rispettati, facilitano l’avvio, riducono i tempi e migliorano i risultati dell’intelligenza artificiale:
1) Stabilire una collaborazione tra gli addetti alla gestione dati e gli addetti alle vendite (marketing, vendite, relazione cliente) permette di condividere i problemi e le necessità di ciascun settore.
Far conoscere al personale a contatto col cliente come inviare i dati da loro raccolti aiuta il personale informatico; viceversa, informare il personale informatico delle difficoltà e delle necessità dei vari settori permette di usare l’intelligenza artificiale più efficacemente.
2) Prediligere approcci più agili che riescano a adattarsi sia ai problemi del proprio business come del machine learning.
Per evitare disperdere gli investimenti è consigliato sfruttare le opportunità che si presentano anziché aspettare la situazione perfetta.
In questo modo l’intelligenza artificiale ha anche modo di ottenere risultati intermedi che rafforzano la sua capacità di previsione.
Concentrarsi su aree più specifiche dove è possibile giunge effettivamente a decisioni risolutive è il primo necessario passo. Le conoscenze acquisite serviranno poi per aree più vaste.
3) Far conoscenza al personale a contatto col cliente il funzionamento delle tecnologie di machine learning al fine di comprendere appieno come sfruttare queste tecnologie per il loro lavoro.
Imparare a utilizzare i potenti mezzi e strumenti dell’intelligenza artificiale rende ogni decisione più semplice, più informata e più efficace -soprattutto grazie alla possibilità di previsione e di simulazione-.
4) Avviare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale con i dati a disposizione e disporsi per colmare quelli mancanti.
Spesso si pensa di non avere sufficienti dati per utilizzare la machine learning. In realtà molti dati utili sono nascosti nei dati e nelle cronologie aziendali già archiviate. Inoltre la creazione di un insieme di dati può anche essere realizzata dopo l’avvio di questi strumenti.
5) Pensare in grande, ma agire nel particolare.
Iniziare con piccoli aggiustamenti mirati è la cosa migliore. Evitare di stravolgere troppo presto il proprio business permette alla IA di analizzare le conseguenze delle piccole modifiche e di proporre risposte nuove sempre più accurate.
Se si vuole modificare radicalmente il proprio business è necessario partire da modesti, ma solidi cambiamenti su cui costruire il business del domani.
Trizio Consulting può aiutarvi
Le strategie di mercato sono state profondamente trasformate dall’introduzione dell’intelligenza artificiale per l’analisi dei dati. Le aziende leader hanno già adottato queste innovazioni ottenendo maggiore controllo sul proprio mercato. Aziende minori o appena avviate hanno la possibilità di avere un notevole vantaggio sulla concorrenza ritagliandosi uno spazio proprio nel mercato.
Introducendo tali pratiche innovative è possibile colmare il gap tecnologico contratto con aziende concorrenti o staccare in partenza eventuali start-up.
Trizio Consulting può offrire servizi di alta qualità, raffinati nelle numerose collaborazioni con professionisti, piccole e medie aziende. La crescita della propria attività guidata dall’analisi dei dati è ottimizzata dall’esperienza maturata sul campo dei consulenti del gruppo Trizio Consulting.
L’offerta proposta comprende un vasto insieme di servizi adattabili alle particolari esigenze del cliente. L’installazione della tecnologia della machine learning migliora ogni aspetto dell’attività, dall’efficienza del marketing all’accuratezza delle vendite fino alla fidelizzazione e l’acquisto di nuovi clienti.
Cogliendo le caratteristiche peculiari del cliente, gli specialisti della Trizio Consulting costituiscono il miglior servizio personalizzato per la risoluzione di problemi, per la crescita e per lo sviluppo della propria attività. Facendo attenzione alle nuove tecnologie e alle comunicazioni su ogni genere di media, il gruppo consolida il suo impegno nell’offrire al cliente risposte rapide, competenti e avvallate dall’analisi del vasto insieme di dati raccolti.
Trizio Consulting dispone dei mezzi e delle capacità necessarie a generare una crescita aziendale ed economica. Le strategie proposte sono frutto dell’unione dell’esperienza operativa, dei mezzi di analisi rafforzati dall’intelligenza artificiale e da un approccio semplice ed empatico alle esigenze del cliente al fine di garantire il pieno utilizzo e la massima efficienza del servizio.
L’introduzione di un nuovo approccio al business indirizzato dalla learning machine e dall’analisi dei dati è un’opportunità di crescita irrinunciabile, soprattutto in una situazione in cui il mercato richiedere sempre più spesso l’uso di intelligenze artificiali. La crescente competitività suggerisce che le aziende che avviano uno sviluppo smart, soprattutto anticipando l’eventuale concorrenza, massimizzano la fidelizzazione dei clienti e il ritorno degli investimenti.
Il gruppo Trizio Consulting possiede le capacità tecniche e relazionali per realizzare questa evoluzione professionale.
- Pubblicato il Studi
Fake news: la nuova era della guerra cibernetica
Sono in rapida crescita gli attacchi alla reputazione nel settore business tanto che si può parlare di vero e proprio “terrorismo” nei confronti della reputazione online. Sono i risultati degli ultimi studi sul settore.
Solo pochi anni fa quello della reputazione online era il terreno sul quale si scontravano gli Stati in base alle proprie policy legate alla rete. Ora invece è divenuta una sfida seria per aziende, organizzazioni non profit e privati.
Secondo un sondaggio condotto lo scorso anno dal Plank Center for Leadership in Public Relations, un professionista della comunicazione su cinque negli Stati Uniti e in Canada ha affermato che le proprie organizzazioni sono state vittime di fake news.
“Gli attacchi reputazionali e le fake news sono una minaccia crescente“, ha dichiarato Nathaniel Gleicher, responsabile della politica di sicurezza informatica di Facebook. “Le notizie false esistono da un po’di tempo, ma negli ultimi anni abbiamo visto crescere sempre di più il numero delle compagnie che costruiscono i loro modelli di business attorno alla frode delle informazioni“.
Una crescente minaccia di massiccia disinformazione, quella legata agli attacchi alla reputazione online delle aziende e delle organizzazioni politiche che rischia di mettere a repentaglio, come sostengono gli esperti del Bulletin of Atomic Scientists, la stabilità a livello globale.
“L’umanità continua ad affrontare due pericoli esistenziali simultanei – guerra nucleare e cambiamento climatico – che sono aggravati dalla guerra informatica applicata all’informazione, la quale mina la capacità di risposta della società”.
Individuare e combattere questo problema, hanno continuato, “richiede un cambiamento nelle competenze e nella mentalità di coloro che hanno il compito di proteggere la reputazione dei loro datori di lavoro”.
“Si tratta”, come lo ha descritto il pioniere del social media marketing Bob Pearson, “di un cambiamento radicale nel mestiere della comunicazione”.
Non si tratta di un pericolo comparabile a quello del mantenimento della sicurezza informatica, campo in cui gli “hacker” rubano i dati delle carte di credito o interrompono operazioni per cause politiche o per ottenere di soldi, ma si tratta di strutture che creano delle fake news per danneggiare la reputazione di persona o di un’organizzazione al fine di ottenere la manipolazione del prezzo di titoli azionari, affondare i concorrenti nel mercato di riferimento o causare altri danni.
Bisogna tener conto del fatto che:
- Oltre il 95% di ciò che si trova sul web non è facilmente reperibile dal pubblico con motori di ricerca come Google e Bing. Le fake news si incontrano nel “Deep Web”, dove si verificano transazioni come la registrazione dei dati finanziari e si condividono contenuti in abbonamento. Esse trovano terreno fertile anche nel “Dark Web”, quella zona oscura dove avvengono i maggiori crimini legati alla guerra informatica e dove è possibile incontrare quelli che sono definibili in gergo i “teppisti” della reputazione.
- Le società di pubbliche relazioni disoneste arrivano addirittura a pubblicare i propri tariffari, indicando il prezzo richiesto per far pubblicare fake news su giornali che sembrano attendibili. In tutto il mondo, clienti privi di scrupoli hanno la possibilità di assumere agenzie di “pubbliche relazioni” a cui non importa chi sia il cliente o il loro obiettivo: basta che paghi.
- Altri non si pongono problemi nel creare dozzine di account di social media fasulli e infarcire il web, Facebook, Twitter con informazioni positive nei confronti dei loro clienti e negative contro i loro concorrenti.
Solo il mese scorso, Twitter ha annunciato di aver rimosso 5.000 account falsi collegati a una società di marketing in Arabia Saudita e lo stesso giorno, Facebook ha rimosso centinaia di account che si diceva fossero collegati a un’agenzia pubblicitaria della Georgia legati alla diffusione di fake news.
La tecnologia a disposizione, economica e di facile utilizzo, sta portando a una proliferazione di video in si arriva a far dire ad un qualsiasi soggetto l’esatto opposto delle parole registrate. “La recente comparsa dei cosiddetti ‘deepfakes’, ovvero registrazioni audio e video non rilevabili come falsi nei controlli, minaccia di minare ulteriormente la capacità dei cittadini e dei politici di separare la verità dalla finzione“, ha sottolineato il Bulletin of Atomic Scientists.
BuzzFeed News e il sito di notizie investigative di Taiwan Reporter hanno scritto insieme un resoconto agghiacciante all’inizio di questo mese, riguardante un imprenditore di pubbliche relazioni taiwanese che ha creato e pubblicato fake news su migliaia di account web.
Con un giornalista accanto a lui come testimone, l’imprenditore è riuscito nell’impresa con il proprio smartphone impiegando solamente pochi minuti.
Per contrastare il fenomeno delle fake news, i leader delle pubbliche relazioni e il loro staff dovranno acquisire nuove competenze.
“Il tipo di persone attive nella comunicazione cambierà”, ha detto Pearson in un’intervista. “Dovranno avere più competenze tecnologiche. Se si vuole diventare un professionista della comunicazione, si dovrà essere preparati anche in tematiche come l’informatica e la tecnologia”.
Analizzando la situazione, ci si rende conto che la maggior parte dei i professionisti PR sono impreparati a combattere la guerra legata alla reputazione online.
Il Plank Center ha rilevato che quasi tre intervistati su cinque considerano una minaccia alla reputazione delle proprie organizzazioni gli attacchi informatici, ma meno di uno su otto ha affermato di aver pianificato di fare qualcosa al riguardo.
“È possibile farsi aiutare”, spiega Bob Pearson. “Sempre più aziende si offrono ora di monitorare il Dark Web e scovare le fake news.”
Pearson ha sottolineato che trovare una soluzione spetterà ai professionisti delle pubbliche relazioni insieme agli addetti alla sicurezza informatica e ai lavoratori dell’IT.
Il personale dovrà imparare ad agire immediatamente non solo sulle piattaforme di messaggistica e attraverso soluzioni dedicate, ma dovranno imparare, studiandone la psicologia, a riconoscere le potenziali minacce prima che diffondano false informazioni.
Per proteggere la reputazione online di aziende e soggetti è necessario dare vita a un sistema di allerta precoce che possa consentire il blocco a monte delle campagne di disinformazione: talvolta infatti smentire le fake news una volta che sono uscite, potrebbe non essere sufficiente.
- Pubblicato il Studi
Privacy dei sistemi VTC. L’allarme dei consorzi privacy
Sei autorità per la protezione dei dati e la privacy dei paesi di quattro continenti hanno inviato una lettera aperta alle società di teleconferenza video (VTC), chiedendo alla stessa di rivalutare il modo in cui tutelano il diritto alla privacy e i dati dei cittadini di tutto il mondo.
Con le persone costrette in casa durante la pandemia, i servizi di videoconferenza hanno subito una notevole impennata di utilizzo, sia per rimanere in contatto con amici e familiari sia per ospitare riunioni di lavoro, lezioni online e appuntamenti con dottori virtuali.
Tuttavia, il picco della domanda è stato accompagnato anche da segnalazioni di problemi di sicurezza riscontrati da alcune piattaforme, nonché da preoccupazioni sollevate direttamente con gli stessi organismi di regolamentazione.
“Lo scopo di questa lettera aperta è quello di esporre le nostre preoccupazioni e chiarire le nostre aspettative e i passi che le società di teleconferenza video dovrebbero intraprendere per mitigare i rischi identificati e, in definitiva, garantire che le informazioni personali dei nostri cittadini siano salvaguardate in linea con le aspettative del pubblico e protette da qualsiasi danno “. Questo riporta la lettera firmata da commissari e regolatori della privacy di Australia, Canada, Gibilterra, Hong Kong, Svizzera e Regno Unito.
La lettera evidenzia cinque principi su cui le società VTC dovrebbero focalizzare la propria attenzione: sicurezza, privacy fin dalla progettazione, conoscenza del proprio pubblico, trasparenza ed equità e controllo dell’utente finale.
Una lettera destinata a tutte le aziende che forniscono servizi di videoconferenza recapitata direttamente a Microsoft, Cisco, Zoom, House Party e Google.
I regolatori si aspettano che le aziende proteggano i dati degli utenti implementando alcune garanzie di sicurezza di serie, come la crittografia end-to-end per tutte le comunicazioni e l’autenticazione a due fattori per gli accessi, nonché richiedendo agli utenti di creare password complesse. Le piattaforme VTC dovrebbero inoltre richiedere alle persone di aggiornare regolarmente il client di comunicazione utilizzato alla versione più recente.
“Si dovrebbe inoltre prestare particolare attenzione a garantire che le informazioni siano adeguatamente protette quando elaborate da terzi, anche in altri paesi”, si legge ancora nella lettera.
I suoi firmatari riconoscono anche che la pandemia ha portato all’utilizzo di piattaforme VTC in modi diversi da quelli per cui sono state progettate, il che potrebbe aprire la porta a minacce impreviste. Vengono quindi incoraggiate le aziende a rivedere questi nuovi casi d’uso e ad attuare di conseguenza le necessarie misure di protezione dei dati e della privacy.
“Ciò è particolarmente importante quando si tratta di bambini, gruppi vulnerabili e contesti in cui è probabile che le discussioni sulle chiamate siano particolarmente sensibili (nell’istruzione e nella sanità, ad esempio), o quando si opera in giurisdizioni in cui i diritti umani e le questioni di libertà civile potrebbero creare ulteriori rischi per le persone che interagiscono con la piattaforma “, hanno affermato i commissari.
Per quanto riguarda la trasparenza e l’equità, alle aziende viene chiesto di essere informati su quali dati raccolgono e su come gli stessi vengono gestiti.
La lettera prosegue avvertendo che la mancata osservanza di ciò potrebbe comportare violazioni della legge e violazioni della fiducia degli utenti. I regolatori della privacy richiedono di ricevere risposte dalle aziende entro il 30 settembre 2020.
- Pubblicato il Studi
La resilienza delle PMI in caso di feedback crisis
“I mercati sono conversazioni” citava il Cluetrain Manifesto, dove nel 1999, in 95 tesi venivano affermate le dinamiche dominanti del nuovo mercato digitale.
Ma quale è la capacità di resilienza delle microimprese italiane a fronte di una feedback crisis? Quali le principali reazioni nel momento in cui un ingente quantitativo di recensioni ad alto valore negativo colpiscono il brand?
Trizio Consulting, consultando i propri dati aggregati e anonimizzati, ha sviluppato una overview piuttosto precisa delle tipiche reazioni del piccolo e medio imprenditore italiano.
Polarizzazione delle reazioni
Il comportamento tipico appare piuttosto polarizzato.
In un primo scenario, osserviamo da parte dei responsabili un disinteresse per la situazione del marchio online, atteggiamento causato sia da una errata percezione e valutazione del pericolo, sia da una mancanza di know how che si traduce molto spesso in un atteggiamento passivo, quasi di sopportazione.
In questo caso, il team di lavoro confida nel fattore tempo ritenendo, e sperando, che la criticità si risolva o quanto meno si depotenzi da sola, mano mano che i consumatori e i clienti esprimono la loro insoddisfazione.
Dal lato diametralmente opposto verifichiamo invece una forte reattività: l’azienda impiega una parte importante, e a volte non del tutto qualificata, per reagire alle critiche dei consumatori.
Si verificano in questo caso dinamiche specifiche e fortemente caratterizzate: sovrabbondanza di comunicazioni, errata gestione della psicologia del cliente e un atteggiamento emozionale che passa da una remissività e quasi rassegnata accettazione delle critiche, ad una forte componente polemica e di contrasto.
Tutte queste azioni vengono di norma organizzate dai proprietari/titolari dell’impresa sulla base di valutazioni parziali e certamente inficiate da risentimenti personali.
Ricerca urgente di consulenza integrata
Aldilà di queste due forti polarità, registriamo un terzo cluster di clienti. Di norma si tratta di micro imprenditori consapevoli della delicatezza delle dinamiche in gioco o di aziende maggiormente strutturate che per loro natura ragionano in termini di gestione professionale dei rischi.
In questo caso le aziende sono relativamente consapevoli della necessità di un approccio coerente ed integrato. In una buona parte dei casi mancano però delle figure professionali e specifiche, motivo per cui parte una ricerca “d’emergenza” di un partner affidabile.
Questo comportamento deriva da una situazione di debolezza della cultura digitale, che valuta ancora oggi la reputazione online non come un elemento strutturale del proprio business, quanto come una evenienza di cui occuparsi solo allo scoppio di una situazione di crisi.
Piuttosto trasversale, invece, il tempo di resilienza. Nonostante le diverse valutazioni, e ad eccezione della sottovalutazione del rischio, i tempi di risposta e di reazione ad una crisi, giusta o sbagliata che sia, sono di norma inferiori alle 2 settimane.

- Pubblicato il Studi
Le funzioni del Garante europeo della protezione dei dati, EDPS
L’EDPS è l’autorità indipendente per la protezione dei dati dell’Unione Europea.
Il suo compito è assicurarsi che il diritto fondamentale alla protezione delle informazioni personali venga rispettato in tutte le istituzioni europee e in tutte le agenzie del continente.
L’EDPS supervisiona i vari processi di raccolta, utilizzo e trasferimento dei dati all’interno delle istituzioni europee, assicurandosi che vengano incorporate delle linee guida per la protezione dei dati in tutte le fasi.
L’EDPS può essere contattata per ottenere maggiori informazioni su come esercitare i propri diritti alla protezione dei dati o per sporgere una denuncia e richiedere una istruttoria.
Quando si può sporgere denuncia alla EDPS?
Una denuncia all’autorità EDPS può essere inviata da chiunque ritenga che le regole dell’Unione Europea in materia di protezione dei dati personali, siamo state infrante da un ente della stessa Unione Europea, e non abbia ottenuto maggiori informazioni e supporto da un Data Protection Officer.
In linea generale, le denunce alla EDPS non sono ammissibili nel momento in cui non sia stata dapprima contattata l’istituzione o il DPO dell’agenzia di riferimento. Ad esempio, se un utente vuole avere accesso ai suoi dati, il regolamento prevede che faccia almeno una prima richiesta all’istituzione Europea che sta gestendo le sue informazioni.
Solo dopo aver avuto esito negativo, può prendere in considerazione l’idea di rivolgersi all’EDPS. Le denunce all’EDPS, pertanto, devono riguardare la gestione dei dati svolta da una istituzione Europea.
Una indagine della EDPS può partire solamente solamente se:
- E’ relativa ad un reale o potenziale problema con i dati e violazione delle leggi (non in casi ipotetici)
- Se viene sporta denuncia entro due anni dalla data in cui l’utente viene a conoscenza della violazione delle regole.
Se qualcuno ritiene che i suoi diritti sulla protezione dei dati siano stati violati da un ente europeo, può presentare una denuncia. Le situazioni in cui è possibile avviare una istruttoria sono:
- Una raccolta di dati personali eccessivi rispetto ai servizi erogati
- Una raccolta di dati personali eseguiti nonostante l’opposizione dell’utente
- Una legittima richiesta di rettifica dei propri dati personali rifiutata dall’istituzione europea
- Una condivisione dei propri dati personali con terze parti senza autorizzazione dell’utente
- Il diniego al diritto di bloccare o cancellare dati personali, nonostante regolare richiesta
- Una raccolta dei propri dati personali con metodi illegali
Cosa non può fare l’EDPS
- L’EDPS non gestisce lamentele relative alla modifica di documenti personali e non può garantire un risarcimento finanziario per danni ricevuti. In questi casi è necessario rivolgersi alla Corte di Giustizia Europea.
- L’EDPS non gestisce casi di cattiva amministrazione: questi dovrebbero essere riportati al Mediatore Europeo.
- L’EDPS non ha poteri di supervisione per gestire lamentele relative alla gestione dei dati da autorità nazionali, regionali o locali, così come compagnie private o organizzazioni no profit.
Qualche esempio concreto in cui l’EDPS non può agire
- Se un’azienda ha condiviso i tuoi dati personali con degli agenti pubblicitari
- Hai richiesto di rimuovere il tuo nome dai risultati dei motori di ricerca
- Un’autorità pubblica non ha aggiornato i tuoi dati personali nonostante tu abbia comunicato la loro inesattezza
- Stai ricevendo messaggi commerciali anche se hai esplicitamente richiesto di essere rimosso dalle mailing list
- Un’applicazione di social network sta raccogliendo dei dati che ritieni eccessivi
In tutti questi casi, bisognerebbe rivolgersi alla propria autorità garante per la protezione dei dati e non all’EDPS.
L’EDPS non ha poteri di supervisione e non può accogliere lamentele relativamente alla gestione dei dati personali da organizzazioni internazionali. In questo caso è necessario contattare il Data Protection Officer presso l’organizzazione competente.
Come viene gestita una denuncia dall’EDPS
In caso di denuncia, la pratica verrà gestita in maniera confidenziale. Per “confidenziale” si intende che i dati personali non saranno pubblicati o divulgati a persone alle estranee rispetto all’EDPS.
Durante l’indagine, potrebbe essere necessario informare altre istituzioni, o Data Protection Officer o terze parti coinvolte nel motivo del contendere. n
L’EDPS non può accettare lamentele inviate in forma anonima. A chi agisce in nome e per conto di un querelante verrà richiesto di fornire il nome e il cognome della persona interessata e di fornire della documentazione che comprovi la sua autorizzazione a rappresentare il querelante.
L’EDPS non può intervenire su sentenze di qualsiasi tipo emanate della Corte di un paese membro dell’UE.
L’EDPS svolge un’indagine ed è titolata ad ottenere tutti i dati personali e le informazioni necessarie dalle istituzioni europee coinvolte. In particolare l’EDPS può:
- Eseguire indagini e ispezioni di sua iniziativa sulla base di una denuncia nel momento in cui è necessario ottenere maggiori informazioni sullo svolgimento dei fatti
- Emettere delle ordinanze in nome della protezione dei diritti personali che abbiano validità su ogni istituzione europea
- Ordinare ai responsabili degli enti UE di informare gli utenti i cui dati sono stati oggetto di furto, qualora non lo abbiano fatto
- Inviare un ammonimento alle istituzioni europee che si sono comportate erroneamente nel gestire le informazioni personali
- Ordinare alle istituzioni europee di rivedere le loro operazioni in ottemperanza alle regole per la protezione dei dati
- Imporre un blocco temporaneo o definitivo della gestione dei dati all’interno delle istituzioni europee
- Deferire un caso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea
- Pubblicato il Studi
STUDIO. Quanti clienti si perdono per una recensione negativa?
Quanti clienti si perdono per una singola recensione negativa su internet?
Uno studio della Trizio Consulting, che ha analizzato l’andamento dei progetti seguiti dal 2017 al 2018, integrato con dati statistici della Nielsen e dello IAB, rivela quanto un singolo feedback negativo possa far perdere la possibilità di essere contattati da nuovi potenziali clienti, generando un importante danno di immagine ma soprattutto di mancati guadagni.
Lo studio prende in considerazione gli ultimi 24 mesi e ha come punto di riferimento le due principali piattaforme di recensioni on-line: Google Business e TripAdvisor.
I nostri consulenti sono a tua disposizione – Contattaci
I dati sono stati elaborati confrontandoli con quelli statistici della pubblicità on-line e i risultati parlano molto chiaro: ogni recensione negativa è capace di far perdere dai 2 agli 8 potenziali clienti.
L’importanza delle recensioni online
Quanto i feedback online siano strategici per l’azienda è ormai noto: per qualsiasi operazione, da un acquisto, alla scelta di un consulente, alla selezione di un nuovo servizio, gli utenti si rivolgono ad internet per verificare le recensioni.
Si tratta innanzitutto di un metodo molto comodo per avere una panoramica sulle attività di un’azienda, e in secondo luogo, per la mente umana, un’esperienza realmente vissuta ha maggior valore di qualsiasi tipo di promessa pubblicitaria o di dato statistico.
Inoltre, il fatto che le recensioni siano realizzate da persone esterne all’azienda, che non hanno la necessità di difenderla o di promuoverla, rappresenta un importantissimo fattore di affidabilità.
Google Business
Google Business è una piattaforma estremamente importante, le cui recensioni hanno una ampia visibilità per ogni attività.
L’effetto di una recensione negativa dipende da alcuni fattori. Nel caso in cui la recensione contenga delle moderate critiche all’operato dell’azienda o un senso generale di insoddisfazione, si stima che 4 persone su 10 inizino a nutrire dei dubbi o addirittura rinuncino totalmente a contattare l’azienda.
Colpa di un immediato senso di insicurezza abbinato all’idea di cercare se c’è qualcuno più affidabile.
Nel momento in cui la recensione contiene delle affermazioni molto gravi come delle situazioni che coinvolgono violazioni della legge o possibili truffe, il numero di persone che rinunciano a contattare l’azienda sale a 6 ogni 10 potenziali clienti.
Esistono poi dei settori particolarmente esposti come quello sanitario o finanziario: in questi campi una recensione altamente negativa è capace di allontanare ben 8 potenziali clienti su 10.
In queste situazioni limite è come se la stragrande maggioranza degli investimenti pubblicitari dell’azienda venissero completamente vanificati e solo una minima parte, peraltro piena di dubbi, si rivolga per un preventivo.
Non solo: anche un possibile contratto chiuso è sempre messo in pericolo dalla scoperta delle recensioni negative e per questo le aziende rischiano di avere delle rescissioni immediate o dei ripensamenti da parte del neo cliente.

Tripadvisor
La situazione è simile su TripAdvisor, punto di riferimento per tutte le attività alberghiere ma anche di ristorazione.
Una recensione negativa, che abbia una buona visibilità e che contiene delle critiche sull’operato, sul servizio clienti, o sulla qualità del cibo o delle stanze è capace di allontanare all’istante perlomeno 2 clienti su 10.
Se la gravità della recensione è addirittura superiore e coinvolge dubbi sulla sicurezza personale o su pratiche poco corrette, 4 persone su 10 rinunciano ad affidarsi a quella attività.
Da notare che le recensioni negative più pericolose sono quelle di media lunghezza. Questi feedback, lunghi un paio di paragrafi, permettono in un tempo relativamente breve di veicolare un parere altamente negativo in maniera circostanziata, e possono allontanare fino a 7 potenziali clienti su 10.
Inoltre, nel caso del settore alberghiero e della ristorazione, gli utenti tendono a guardare anche le recensioni più vecchie e dunque la permanenza di feedback negativi inficiano ancora di più il lavoro dell’attività.
Le aziende sanno cosa fare?
Le contromisure nei confronti di recensioni negative sono assolutamente necessarie. Ma uno degli errori principali che viene commesso delle aziende è quello di agire senza un piano di reputazione completo, cercare di rimuovere malamente i feedback negativi o, peggio ancora, inserire nuovi commenti positivi senza delle tecniche solide (e legali).
Questo non solo non si concretizza in risultati tangibili, ma molto spesso porta ad essere messi sotto osservazione da parte di Google Business o di TripAdvisor, peggiorando ulteriormente la situazione.
Ogni azienda deve avere un piano specifico di gestione dei feedback negativi, e purtroppo a livello nazionale, solo 2 piccole medie imprese su 10 dimostrano di avere un’idea abbastanza chiara di come gestire le recensioni negative on-line.
- Pubblicato il Studi