Il controverso argomento della censura applicabile dalle grandi piattaforme di internet ha raggiunto è tornato alla ribalta delle cronache, quando l’account del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è stato bannato sia su Twitter che su Facebook per “diffusione di disinformazione sul coronavirus”.
Il dibattito su chi ha il controllo su quale tipo di informazioni viene trasmesso e a quale tipo di pubblico non è nuovo anche perchè in molti sono convinti che il Web 3.0 sarà una versione del Web più decentralizzata, meno dipendente da grandi compagnie private e più resistente alla censura.
La tecnologia alla base della libertà dei dati sembra essere l’InterPlanetary File System, o IPFS: un protocollo peer-to-peer progettato per rendere il Web “più veloce, più sicuro e più aperto”. Consente agli utenti di scaricare pagine Web e contenuti archiviati su più nodi anziché da un server centrale. Con il paradigma attuale, se qualcosa viene modificato o bloccato, non esiste un modo affidabile per accedervi nuovamente.
IPFS mira proprio a risolvere carenze di questo tipo e non solo.
Come già accennato, i dati sono attualmente archiviati in server centralizzati e per questa ragione possono essere consultati, modificati o rimossi da chiunque abbia il controllo del server.
In termini di sicurezza e privacy, questo rappresenta un problema, dato che il controllo del server equivale al controllo dei dati e coloro che hanno questo potete potrebbero essere certamente possessori legittimi, ma anche hacker o autorità politiche.
Quando la Turchia ha deciso di bloccare la popolare enciclopedia online Wikipedia, la tecnologia IPFS è stata utilizzata per ospitare una versione speculare del sito in modo che fosse ancora possibile accedere.
Ancora: il Partito Pirata Catalano ha fatto uso dell’IPFS per aggirare un blocco ordinato dall’Alta Corte di giustizia della Catalogna sui siti web relativi al referendum sull’indipendenza catalana. Anche un sito di news cinese, Matters.news, ha utilizzato IPFS per pubblicare articoli aggirando la censura.
Questo tipo di struttura dati è decentralizzata e funziona in modo affidabile anche quando i nodi si guastano o si disconnettono dalla rete.
La sua caratteristica di ampia tolleranza agli errori consente ad internet di poter funzionare in modo indipendente senza un coordinamento centrale, consentendo al sistema di scalare e ospitare milioni di nodi: e sempre grazie alla sua struttura decentralizzata, possiede anche una forte capacità di resistere alla censura dei contenuti.
Gli sviluppatori di IPFS hanno implementato un protocollo di scambio che premia i nodi con alti tempi di attività e penalizza i tempi di inattività.
L’idea è di consentire a chiunque disponga di spazio di archiviazione inutilizzato su disco rigido di partecipare come provider di archiviazione ad un mercato di file decentralizzato.
Un Internet più resiliente, efficiente, forte e resistente alla censura
Questi protocolli lavorano tutti insieme per consentire a IPFS di formare un ampio sistema P2P per la distribuzione, l’archiviazione e il recupero di blocchi di dati in modo rapido e sicuro. Resilienza, efficienza, resistenza alla censura e robustezza saranno i segni distintivi di questo futuro modello di Internet.
Le sue funzionalità decentralizzate e in grado di assorbire i guasti renderanno il sistema molto scalabile e, si spera, consentiranno l’accesso a milioni di utenti alle informazioni.